Non è un palazzo per vecchi
Giochiamo un attimo di fantasia: se i fratelli Coen fossero entrati dentro palazzo Selam avrebbero cambiato la sceneggiatura del loro film, e di sicuro anche questa ristesura non farebbe ridere, proprio come l’originale. Parlerebbe di una donna anziana, sola e straniera che vive in un palazzo malandato popolato da stranieri, perlopiù giovani, in un paese, il nostro, che è diventato per vecchi. Quello che invece noi di Cittadini del Mondo possiamo raccontare di questa donna è un insieme di fatti reali raccolti dalla sua storia medica e personale che compongono una piccolissima e solo recente parte del suo vissuto che vogliamo condividere con i nostri lettori. Usare il nome di un fiore al posto del suo vero nome è l’unica imbellettatura fantasiosa che si vuole dare al caso trattato.
Nontiscordardime è una donna eritrea che abita a Palazzo Selam da circa 7 anni. Con i suoi 72 anni è una delle donne più anziane del palazzo, anche se in realtà a guardarla sembra più vecchina di quel che è, con i soliti acciacchi che l’età porta con sé e sempre con quel buonumore che ha sciolto i cuori di tutti noi volontari di Cittadini del Mondo. Il suo umore e il suo essere smemorina le danno un’aria leggera e spensierata ma che ad un occhio clinico fanno intuire una forma lieve di demenza senile. Con la sua andatura malferma arriva puntuale all’apertura del nostro sportello, tutti i giovedì, per misurare la pressione. Perché Nontiscordardime soffre di ipertensione arteriosa da molti anni, mal controllata nel tempo che necessita di controlli regolari e aggiustamenti della terapia.
Ciclicamente a ogni successo terapeutico seguono periodi in cui la sua pressione non viene tenuta a bada dai farmaci, per cui bisogna reimpostare la terapia oppure ricordarle come e quando assumere le tante pasticche che prende. Non è poi neanche così casuale che gli episodi di picchi ipertensivi corrispondano ai periodi in cui Nontiscordardime si è trovata in difficoltà nel reperire i farmaci poiché sprovvista di copertura assistenziale sanitaria, a causa delle inadempienze burocratiche che noi dell’associazione siamo purtroppo abituati a vedere tra i cittadini stranieri. Per gestire il suo caso è fondamentale cooperare tra noi, l’operato degli assistenti sociali è un ponte prezioso tra noi medici dell’associazione e le strutture sanitarie. Nonostante i “buchi” assistenziali, bisogna avere pazienza e tanto cuore per costruire un rapporto di fiducia, per capire se i farmaci non funzionano più, e quindi se la terapia diventa via via inefficace, oppure se è per sua dimenticanza o perché non ha capito bene e fa confusione. Così siamo riusciti a far diventare l’appuntamento del giovedì un appuntamento fisso con lei. Un po’ come un gioco il controllo settimanale della pressione diventa occasione per scambiare due parole e tante volte, come una vera nonna, ci porta qualche prelibatezza fatta da lei in cucina mentre noi le consegniamo le ricette dei farmaci e i fogli scritti da noi da appendere al frigorifero che le ricordano come prenderli. Questo è un esempio di come l’Associazione sia riuscita ad ottenere una buona gestione di una patologia cronica come l’ipertensione che necessita di controlli cadenzati e di aderenza al trattamento per evitare le gravi conseguenze che porta una pressione alta mal controllata, obiettivi raggiungibili solo se alla base c’è un rapporto di fiducia e una buona comunicazione tra medico e paziente. Inoltre come accade alla maggior parte delle persone anziane le ossa di Nontiscordardime sono fragili e doloranti, la sua osteoartrosi le procura un dolore continuo alla caviglia che non le permette un appoggio sicuro nell’andatura.
Qualche mese fa, a seguito di una caduta a casa, si è procurata una doppia frattura del braccio che ha necessitato di intervento chirurgico. L’intervento a cui è stata sottoposta ha inoltre peggiorato il quadro di anemia da carenza di ferro che assume periodicamente cercando di non dar troppo fastidio al suo stomaco; lei è affetta da gastrite cronica per cui l’assunzione di ferro non sempre è sostenibile per lei. Siamo andati a trovarla in ospedale e i primi controlli dopo la dimissione li abbiamo effettuati presso la sua abitazione. Ci accoglie nella semplicità della sua stanza, con quelle pareti azzurre che le donano un’allegria inaspettata nel grigio del palazzo, con le foto dei figli che guarda con tanto orgoglio e quella moka sempre sul fornello per offrirci un buon caffè della sua terra d’origine, che ci ha promesso di non bere più come prima. Al tempo le avevamo spiegato che prendere 7 caffè al giorno è un’abitudine dannosa per la sua salute! Lei così minuta, con quel tutore così grande al braccio che le pesa tanto, viene ai controlli del giovedì mentre Cittadini del Mondo si mette in moto ancora una volta, accompagnando la signora alle visite in ospedale e cercando di cooperare coi medici ospedalieri attraverso comunicazioni scritte, per far sì che possa avere un’adeguata terapia per la sua osteoporosi. Qui il fallimento: nonostante i suoi esami evidenziassero un’osteoporosi grave, esami presi in visione anche al momento del suo ricovero, le vengono prescritti quei farmaci definiti di I livello, ossia di prima linea per quadri osteoporotici medio-lievi e che già assumeva perché prescritti dai medici dell’associazione. In realtà Nontiscordardime ha bisogno di farmaci molto più potenti e costosi che vengono prescritti dai medici specialisti attraverso la consegna di un piano terapeutico. Se fosse stata trattata a dovere, si sarebbe procurata una frattura così grave in seguito alla sua caduta? E in futuro come faremo a prevenire lo sgretolamento inesorabile delle sue ossa senza quell’adeguamento necessario della terapia? Quello di Nontiscordardime è il caso di patologie croniche “tipiche” dell’età avanzata ma che in una situazione di disagio socio-economico possono realmente condizionare la prognosi di tali affezioni.