Le problematiche odontoiatriche dei rifugiati di Palazzo Selam
Il tema affrontato in questo articolo dallo sportello sanitario di Cittadini del Mondo riguarda i problemi odontoiatrici presentati dagli abitanti di Palazzo Selam. Come avrete già notato dai casi clinici precedentemente pubblicati, le patologie che noi medici solitamente affrontiamo nella nostra attività clinica sono le stesse condizione morbose che affliggono la popolazione occidentale ma che vengono esacerbate dalle difficoltà economiche e di accesso ai servizi e alle terapie. E’ evidente che la precarietà economica influenzi negativamente la salute di un individuo e che esistano alcune cure particolarmente dispendiose a livello economico che non rientrano tra le prestazioni offerte dal SSN. Le cure odontoiatriche sono precisamente quelle che presentano maggiori “barriere” all’accesso e che all’interno del nostro ambulatorio sono praticamente impossibili da attuare, se non attraverso trattamenti sintomatologici con farmaci antidolorifici, antinfiammatori e antibiotici quando necessario.
Durante l’attività dello sportello sanitario a Palazzo Selam continuiamo a intercettare casi di affezioni del cavo orale come carie dentali e malattie gengivali, le più comuni e anche le più prevenibili con semplici misure di igiene orale. Per questo motivo distribuiamo kit contenenti spazzolino e dentifricio e spieghiamo come usarli nel modo corretto perché in molti nel palazzo sono ignari del rischio di poter perdere i propri denti per trascuratezza. Oltre a questi semplici interventi di prevenzione primaria, proviamo a individuare il più precocemente possibile tutti quei disturbi del cavo orale che in mancanza di cure portano inevitabilmente alla perdita degli elementi dentali. Purtroppo tanti di loro sono già edentuli ma nei soggetti più giovani la situazione che frequentemente constatiamo all’esame della bocca risulta gravemente compromessa dalla coesistenza di discromie dentali peculiari, di carie, di parodontiti con recessione gengivale, sanguinamento gengivale e tasche periodontali. L’unico intervento appropriato sarebbe la programmazione di un trattamento adeguato, complesso e mirato non solo alla risoluzione del dolore che spesso si accompagna a tali disturbi ma anche e soprattutto alla preservazione degli elementi dentali. Si tratta di cure lunghe e costose e invece quello che osserviamo in coloro che riescono ad accedere a cure “di fortuna” è la mancanza di denti a seguito di estrazioni dentali, interventi meno costosi e più immediati per alleviare il dolore.
L’edentulia è infatti condizione comune tra la popolazione afflitta dalla povertà ed è purtroppo il risultato di cure drastiche “alla vecchia maniera”. Al contrario, i trattamenti odontoiatrici moderni cercano in tutti i modi di preservare i denti del paziente poiché la malocclusione che consegue all’edentulia porta a gravi ripercussioni sullo stato generale di salute della persona. Di queste conseguenze gli abitanti del palazzo ne sono del tutto inconsapevoli. L’obiettivo primario è dunque quello di migliorare la percezione del proprio stato di salute orale per identificare le patologie negli stadi precoci ed evitare le suddette conseguenze. Che le problematiche odontoiatriche abbiano un’alta prevalenza tra la popolazione di Palazzo Selam rientra nel novero delle cose prevedibili almeno per chi nella sua professione ha a che fare con la povertà ma quello che colpisce come medico è la gravità dei quadri odontostomatologici in sede di prima visita medica, soprattutto nei soggetti giovani.
Uno degli ultimi casi affrontati a sportello è stato quello di un 27enne somalo che presentava un’evidente mobilità di quasi tutti gli elementi dentali. Tale presentazione clinica drammatica ci deve far supporre la coesistenza di vari fattori che hanno portato in breve tempo, vista la giovane età, a una letterale distruzione dell’apparato di sostegno dei denti. Il ragionamento clinico dunque deve andare oltre i soliti schemi a cui si è abituati e ci si chiede dell’esistenza di un ulteriore fattore che rimane misconosciuto, almeno inizialmente, a un medico che non conosce a fondo le abitudini di altre culture, come quella africana. Altra peculiare anomalia, ulteriore indizio di un tassello mancante nell’eziologia di tali condizioni, è la rilevazione di evidenti discromie dentali la cui colorazione bruno-rossastra non è riconducibile ai fattori noti all’esperienza clinica occidentale (macchie da tabacco o da farmaci o da amalgame utilizzate fino a qualche anno fa per le riparazioni dentali). Nel tentativo di tracciare un profilo comune dei pazienti con questo tipo di problematiche odontoiatriche possiamo affermare che si tratta di: giovani, somali, “dublinati” i cui continui spostamenti all’interno dei confini europei determinano un aggravarsi di una situazione dentaria già critica all’arrivo a causa di una forte instabilità di dimora, base imprescindibile e non proprio laterale al mantenimento di un buono stato di salute.
Come è noto da tempo in ambito di salute globale, anche la nostra esperienza a Palazzo Selam ci ha sempre confermato che non sono i fattori biologi ma i cosiddetti determinanti sociali della salute a esacerbare le malattie: politiche, elementi culturali, disponibilità di risorse, livello di istruzione, stato occupazionale, condizioni abitative. Pertanto anche le malattie odontoiatriche presentate dalla nostra utenza condividono gli stessi determinanti sociali: povertà e fattori di rischio comuni come una dieta non salutare, in particolare con un alto contenuto di zuccheri, uso di tabacco e alcol. Quel fattore silente alla fine è emerso dalla storia pregressa di alcuni abitanti del palazzo, soprattutto in quelli con le alterazioni più gravi: tanti di loro hanno fatto uso cronico di qat, termine in lingua araba che indica la pianta Catha edulis. Dal 1980 è stato inserito tra le sostanze stupefacenti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le più diffuse al mondo con circa 20 milioni di consumatori abituali. Il qat è la droga più comune del Corno d’Africa e della penisola arabica, soprattutto in Yemen. E’ una droga naturale: la pianta Catha edulis viene coltivata in Africa orientale e nel sud della penisola arabica le cui condizioni climatiche e ambientali condizionano la composizione chimica delle foglie. Cresce anche in condizioni di siccità e il prodotto che ne risulta è una sostanza anfetaminica. Le foglie vengono tenute in bocca e bagnate con la saliva e masticate per estrarne un succo dal sapore amaro che viene poi ingerito, contenente il principio attivo, la catina, che ha un effetto stimolante ed euforizzante. Nota anche come foglia di Allah, la masticazione del qat è profondamente ancorata agli usi e costumi delle popolazioni indigene; venendo consumato in rituali importanti dal punto di vista religioso e sociale, come circoncisioni e matrimoni, ha da sempre mantenuto il suo aspetto di coesione sociale permettendo l’incontro e lo scambio di informazioni all’interno della comunità. Ma a questo aspetto socio-antropologico si sovrappone quello dato dall’effetto stimolante che viene sfruttato dai lavoratori per essere più efficienti e produttivi. Questa sensazione di “benessere” ne promuove l’assunzione trascurando gli effetti negativi che la sostanza induce. Gli effetti a breve termine sono: dilatazione delle pupille, tachicardia, rossore al viso, aumento della temperatura corporea, sudorazione, disidratazione, irrequietezza. Dopo la discesa degli effetti compaiono depressione, irritabilità, perdita d’appetito, insonnia, dolori crampiformi allo stomaco, costipazione e ritenzione urinaria. Gli effetti a lungo termine sono: deterioramento dei denti, malattie parodontali, discromie dentali, insonnia, disordini gastrointestinali come costipazione, gastriti e ulcere, aumento del rischio di tumori del tratto gastrointestinale superiore, disordini cardiovascolari come ipertensione, aritmie cardiache e infarto del miocardio. Pertanto gli effetti si ripercuotono sull’intero organismo. Inoltre, l’utilizzo solitamente è accompagnato dall’assunzione di notevoli quantità di bevande zuccherate per contrastare il sapore amaro delle foglie, aumentandone l’effetto lesivo sui denti e contribuendo all’insorgenza di altre patologie come diabete e obesità.
L’approfondimento qui trattato su una sostanza stupefacente largamente usata oltre i nostri confini ha la volontà di stimolare soprattutto gli operatori sanitari che hanno a che fare con persone provenienti da altre culture a ricercare altre cause, altri fattori che contribuiscono all’insorgenza di quadri patologici. Osservare e conoscere l’alterità in ambito medico vuol dire anche cambiare il proprio modo di ragionare sulle cause dei processi patologici e tenere sempre sveglia l’attenzione su chi è diverso ma si ammala come noi.