Tutto bene
“Come sta?” “Io? Tutto bene”. Questa è in genere la risposta che viene data nel 90% delle prime visite nell’ambulatorio del nostro Sportello Sanitario. Tutto bene: può voler dire tutto ma a volte va tradotto con “niente”. Ormai abbiamo capito che, a volte, dobbiamo togliere il camice da medico e indossare il famoso impermeabile beige da ispettore di polizia. Allora diventiamo insistenti, chiediamo e richiediamo se ci sono disturbi di vario genere, se il paziente è a conoscenza di avere determinate patologie o, con un percorso diagnostico inverso, se assume farmaci così da risalire al motivo della terapia. A fine visita è possibile inserire il paziente in una di quattro categorie:
- la categoria del paziente veramente sano;
- quella del paziente che ha una determinata malattia che sta curando;
- la categoria del paziente che sa di essere affetto da una patologia ma ha abbandonato completamente la terapia;
- quella del paziente che non sa di avere alcuna patologia, in fondo si sente “bene” e non vede motivo per cui dovrebbe sottoporsi a controlli periodici.
Il caso di K., cittadino bangladese dal 2014 paziente della dott.ssa Donatella D’Angelo, presidente dell’Associazione Cittadini del Mondo e medico di medicina generale, rientra nella quarta categoria. Con una storia clinica precedente vuota, è tornato nel 2022 invece con una cartella clinica di dimissioni dall’ospedale, tre stent coronarici e una diagnosi di diabete mellito di tipo 2. Prima di tutto questo K aveva fatto un solo accesso al nostro Sportello per una lombalgia riacutizzata e poi trattata con antinfiammatori, ma anni dopo all’improvviso un dolore toracico lo ha allarmato. Dopo ben due coronarografie e il posizionamento di tre dispositivi che mantenessero pervie le sue coronarie, K. è stato dimesso, ma non prima che i medici si accorgessero che anche la sua glicemia fosse scompensata. In questi casi, quando da una situazione di apparente benessere ci si trova ad affrontare una patologia già ben strutturata, è richiesto uno sforzo particolarmente importante, sia da parte del paziente, perché inizierebbe una terapia fin dall’inizio massimale e si troverebbe ad effettuare numerosi accertamenti, spesso anche invasivi, sia da parte nostra, perché dobbiamo partire da zero spiegando la patologia, facendo comprendere la gravità della situazione, se non trattata, cercando di ottenere la compliance e l’aderenza ai farmaci e, ultimo ma non per importanza, spiegando come si possano ottenere delle agevolazioni in termini di esenzioni dal ticket sanitario. In breve, un paziente del genere è confuso, perché da un lato non sa accettare il proprio corpo che sta male e dall’altro spesso si aggiunge l’ignoranza di come funzioni il Sistema Sanitario Nazionale e la sanità pubblica.
Abbiamo parlato con una mediatrice culturale del Bangladesh di ciò che riscontriamo in molte persone che giungono al nostro Sportello: spesso i pazienti non possiedono il concetto di “prevenzione” e di “cronicità”, soprattutto quando la patologia di cui si tratta è asintomatica nella maggior parte del suo decorso. Le patologie cardiovascolari e il diabete mellito sono ottimi esempi: l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’iperglicemia sono tutte condizioni silenziose da un punto di vista sintomatologico, ma sono alterazioni che esercitano comunque il loro effetto dannoso su organi e tessuti fino alle manifestazioni cliniche evidenti come malattia coronarica acuta, malattie cerebrovascolari, nefropatie, neuropatie. La nostra mediatrice ci ha spiegato come sia un problema diffuso nella popolazione, legato alla cultura di ogni singolo individuo, in particolar modo tra gli uomini, che fino a poco tempo fa erano gli unici ad accedere all’istruzione. Molto probabilmente, ad una genetica che vede un rischio cardiovascolare maggiore (Masjedi S, Ferdous Z. Understanding the Role of Sex in Heart Valve and Major Vascular Diseases. Cardiovasc Eng Technol. 2015 Sep;6(3):209-19. doi: 10.1007/s13239-015-0226-x. Epub 2015 Apr 25. PMID: 26577355), contribuisce anche un retaggio di una cultura paternalistica, in cui l’uomo istruito, anche se in tutt’altro campo, pensa di saperne di più e di poter avere il controllo di tutto ciò che lo circonda e infine anche del suo corpo. Per le donne invece? Anche in questo caso il ruolo socioeconomico avrà un impatto sull’attenzione alla propria salute, che invece sembrerebbe incentrata più sulla gravidanza e sulla possibilità di avere una famiglia. Ma c’è una questione che accomunerebbe tutti i generi: in Bangladesh si parla di una sanità per lo più out-of-pocket, quindi una sanità generalmente privata per cui si paga di tasca propria, quindi l’accesso alle cure rappresenterebbe un lusso, non una necessità e questo modello si contrappone a qualsiasi campagna di prevenzione venga intrapresa. Tutto ciò è stato osservato anche in uno studio effettuato proprio in Bangladesh che ha potuto constatare come tra i pazienti diabetici il 61.5% non era a conoscenza della sua condizione, il 35.2% assumeva regolarmente farmaci e solo il 30.4% aveva una forma controllata di diabete (Hossain MB, Khan MN, Oldroyd JC, Rana J, Magliago DJ, et al. (2022) Prevalence of, and risk factors for, diabetes and prediabetes in Bangladesh: Evidence from the national survey using a multilevel Poisson regression model with a robust variance. PLOS Global Public Health 2(6). doi:10.1371/journal.pgph.0000461).
Il nostro obiettivo come Sportello Sanitario, ma che dovrebbe essere comune anche alle visioni di Public Health dello Stato, è quello di informare e sensibilizzare i pazienti alla prevenzione e allo screening, ma anche di far conoscere come sia organizzata la sanità in Italia. La salute non è un lusso, è un diritto sancito dalla nostra Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” art. 32) e ogni giorno, durante ogni visita del nostro Sportello Sanitario, cerchiamo di rispettarlo e onorarlo, per far sì che non ci siano più casi come quello di K., che ora finalmente sta bene, ma che ancora cerca di trovare un suo spazio nel SSN.